Mi Nonne-Pazzola (452-469)

Mulino Pazzola

Rif: 452-469
Comune: Osilo 

Descrizione:

Il sito è individuato nel Catasto del Real Corpo di Stato Maggiore Generale (Catasto De Candia) (tavoletta 12, Comune di Osilo, anno 1849), da cui deriva la sezione Q1 del Comune di Osilo compresa nel Cessato Catasto di Sassari (post 1853); in questa carta è tracciata anche la gora che, innestata nella destra idrografica nel Rio San Lorenzo, serve in sequenza i due contigui edifici, molto probabilmente mediante l’azionamento di ruote verticali. Lo stesso sito è riportato nella cartografia I.G.M. F° 180, in scala 1:100.000 (“Sassari”, ril. 1895) e nel dettaglio in scala 1:25.000 (F° 180 III N.E. - Ril. 1895). Nel Foglio 23 in scala 1:2.000 del primo impianto del catasto del Comune di Osilo (ante 1931) le due costruzioni risultano ubicate presso la sponda destra del Rio San Lorenzo. L’Angius, nei resoconti dei suoi sopralluoghi in Sardegna della metà dell’’800 (1832-1848), cita, in riferimento all’assenza di asini tra il bestiame manso presente nel territorio, che La ragione però del difetto si è che gli osilesi hanno gran numero di molini idraulici, principalmente nella valle di s. Lorenzo”. Circa allo stesso periodo è riferibile l’indicazione della presenza lungo il corso d’acqua dei “Molini di S. Lorenzo” riportata nel F° 13 “Sassari” dell’ ”Atlante dell'Isola di Sardegna alla scala 1:50.000” (Ril. Alberto La Marmora - Carlo De Candia, 1834-1839). La rilevante presenza di mulini idraulici lungo il Rio San Lorenzo è riportata anche nella vecchia carta del Touring Club Italiano in scala 1:250.000 (foglio “Sassari”, 1908-1916).

Nel sito si distinguono i due opifici (denominati, sulla base di fonti locali, Pisano o Nonne?, quello sulla sinistra, e Pazzola, quello sulla destra) sfalsati in corrispondenza di uno spigolo l’uno rispetto l’altro; seppur in precarie condizioni di conservazione e invasi dalla vegetazione, presentano integralmente la struttura muraria in elevazione, sia perimetrale sia interna. Il materiale da costruzione è la pietra prevalentemente calcarea ma anche di natura vulcanica, di dimensioni varie, sia in forma di trovanti sia in conci squadrati, con intonaco sia all’interno sia all’esterno in via di progressivo disfacimento. La copertura delle due costruzioni era a falda unica, come indica il profilo delle mura maestre, spiovente verso i prospetti frontali. La struttura della copertura, parzialmente visibile nell’opificio riferito a Pazzola, è in legno e le tegole in coppi. Nello stesso è presente, avvolto dalla vegetazione, la pedana in muratura rialzata con, sulla sommità, ciò che rimane dell’impianto di macinazione costituito dalle coppia di macine. L’organizzazione interna di ogni opificio, riscontrata anche in altri edifici adibiti alla macinazione dei cereali lungo il Rio S. Lorenzo, presenta una parte destinata, appunto, alla lavorazione, rappresentata da un ampio ambiente, e una destinata all’abitazione, probabilmente mansardata, ulteriormente organizzata in piccoli ambienti indipendenti. Le due zone risultano collegate tramite una pregevole e ampia apertura voltata ad arco.

Cartografia:


mappa


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