Rif: 127
Comune: Musei
La “Cora di San Luxorio” è riportata nella Tav. 4 (anno 1847) della cartografia del Real Corpo di Stato Maggiore Generale (Catasto De Candia, Comune di Musei, anno 1847). La “Cora di Santu Lussoriu” è riportata anche nei documenti catastali del Cessato Catasto dell’U.T.E. di Cagliari (Frazione L, Comune di Musei, post 1881), derivante dai rilievi del Catasto De Candia. L’opificio è presente nella carta I.G.M. F° 233 in scala 1:100.000 (Iglesias; Ril. 1897) con il toponimo “M° S. Luxori” e nella Sez. A F° 7 in scala 1:2.000 del primo impianto del catasto del Comune di Musei (ante 1931) sulla sinistra idrografica del Rio Cixerri dal quale proviene, innestata più a monte, “Sa Cora su Molino di S. Lussorio”. Il mulino è riportato anche nella vecchia carta del Touring Club Italiano in scala 1:250.000 (foglio “Iglesias”, 1908-1916).
L’Angius, che effettuò i suoi rilevamenti nel periodo 1832-48 per la stesura della monumentale opera del Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, espresse quanto segue in merito al villaggio di Musei: “Non si hanno giumenti per la macinazione, servendosi questi popolani de’ molini di Domus-novas”. Le note storiche indicano l’appartenenza, tra i diversi proprietari che si sono succeduti, anche alla nobile famiglia Asquer.
In un documento del fondo “Tribunale – Cause Penali – Processi decisi”, conservato presso l’Archivio di Stato di Cagliari, viene citata la causa “Furto di grano ed altri effetti dal molino di S. Lussorio salto di Musei”, in località Villamassargia (anno di inizio 1847 – anno di fine 1858). Non è appurata la corrispondenza tra il fatto e il mulino qui descritto, ma la corrispondenza della denominazione dell’opificio e l’ubicazione non lasciano molte alternative.
Il mulino, ubicato sulla sinistra idrografica del Riu Cixerri, seppur in precarie condizioni di conservazione, offre aspetti costruttivi e tecnologici interessanti. La struttura, nella parte basale, è costituita da trovanti in pietra, di natura poligenetica, arrotondati o sbozzati, anche di grandi dimensioni, posti ad opera incerta. La parte sommitale, invece, risulta edificata con mattoni in ladiri (impasto di fango e paglia) ). Presenta, seppur in notevole disfacimento, l’intonacature sia intersa sia esterna. Della copertura, a doppia falda, rimangono elementi della struttura lignea. Nel basamento il mulino presenta tre distinti archi per il flusso dell’acqua; a questa evidenza è da correlare la presenza di più turbine. Sono evidenti anche parti dell’organo di trasmissione del moto alle macine.